Bigottismi al contrario

Un momento della cerimonia in Campidoglio per la trascrizione, davanti al sindaco Ignazio Marino, di sedici matrimoni gay contratti all'estero, 18 ottobre 2014 a Roma. ANSA/ MASSIMO PERCOSSI

Nessuno di noi ha diritto di privare un essere umano di un proprio diritto. Chi siamo noi per decidere? Chi siamo noi per dire cos’è l’amore e quante forme esso debba avere? Quanto e da chi può essere donato? Cosa è giusto e cosa non lo è?

Due uomini o due donne devono poter essere dichiarati e riconosciuti come una famiglia alla luce del sole, dando e ricevendo amore.

“L’amore è amore” citava il buon Venditti e aveva ragione.

Personalmente a me non tolgono assolutamente nulla, se non la sensazione di vivere in un Paese con il prosciutto sugli occhi. Quindi perché diventare lupi gli uni degli altri e scomodare il caro vecchio Hobbes?

Il compagno di una vita deve poterci essere sempre e non a seconda dei genitali che indossa.

E se uno dei due ha un figlio? Brividi lungo la schiena. STEPCHILD ADOPTION. Più la parola è composta, più fa paura. Se poi è inglese, si salvi chi può. Ebbene, la pongo in un altro modo. Due persone stanno insieme e sono finalmente riconosciuti dal mondo e uno dei due ha un figlio, perché anche il padre o madre “non biologico/a” non può essere considerato un genitore? E se ad uno dei succede qualcosa, perché l’altro non può prendersene cura come se il figlio fosse il suo? Non capisco quale etica si difenda o quali diritti vengano violati ma per me, essere amato da un genitore, è il valore più bello del mondo. Poi vabbè, fate vobis. E siccome ognuno lava i panni in casa propria, tanta gente dovrebbe iniziare a candeggiare i suoi senza guardare le tovaglie degli altri.

Premesso ciò, le adozioni in Italia sono un discorso delicato nonché attuale. In ogni caso. E ci sono persone che ci mettono anni per poter avere anche solo un affidamento temporaneo. Ed è per questo che il mio cervello non comprende il significato della frase: “I figli degli omosessuali riceveranno più amore rispetto ai figli nati da coppie etero!”

Questo mi genera confusione. Ma di cosa stiamo parlando? Pizza e fichi? Non è una gara a chi ama di più.

Subito partono le argomentazioni (spicciole, a mio avviso) di coloro che sostengono che questi bambini “sono più amati perché maggiormente desiderati. Quante mamme etero hanno ucciso i loro figli? Con gli omosessuali non sarebbe successo.”

L’essere pazzo, incline all’omicidio o semplicemente un pezzo di merda, non credo derivi da chi si ama bensì da come si è. Inviterei quindi questi nuovi sedicenti Freud degli anni duemila a discutere questo argomento con tutti quei genitori che fanno le capriole e i sacrifici OGNI GIORNI per i propri figli, con tutte quelle persone che non possono averne e ne soffrono da morire o con tutte quelle coppie che seguono iter lunghi anni e anni per un’adozione.

Quindi di quale amore state parlando ora? I pregiudizi non stanno mai bene né da una parte né dall’altra.

Sono nata in una “famiglia tradizionale” (per dirlo nei termini che vanno in voga in questo momento. Fosse stato per me avrei scritto solo FAMIGLIA) che mi ha amata e continua a farlo fino allo sfinimento.

Conosco persone omosessuali che si amano in maniera così naturale e bella da sentirmi anche stupida nel doverlo descrivere.

Non credo che si debba aggiungere altro.

Progresso non significa regresso. Nuovo non significa eliminare “il vecchio” per forza di cose. Nuovo può voler dire anche semplicemente fare passo in avanti. Ma se io salgo un gradino, mica quello di prima si disintegra. Lì farei una chiacchierata con chi vi ha costruito la casa e le scale soprattutto!

Boh. Sarà che a me gli estremisti esaltati non sono mai piaciuti.

“Imagine all the people sharing all the world”

(John Lennon)

 

Valentina Stella

Comments are closed.