Egitto, diritti umani e realpolitik

Ho aspettato, prima di scrivere. Ho atteso che gli indizi si trasformassero in evidenze, e che il rischio di prendere una cantonata si assottigliasse. Purtroppo sembra che il tempo mi stia dando ragione: nell’assassinio di Giulio Regeni vi è stato un probabile coinvolgimento delle autorità egiziane. Bisogna ancora capire a quale livello, e per quale scopo. Ma le tempistiche del ritrovamento, la contraddittorietà delle dichiarazioni ufficiali e l’ambiguità nella cooperazione con i nostri investigatori lasciano pochi dubbi.

Giulio-Regeni2-e1454681745392È facile, per noi universitari / dottorandi, con la passione per il giornalismo e per lo studio di società diverse dalla nostra, immedesimarsi nella vicenda di Giulio. Ed è un brutto colpo. Da quel che emerge, il ragazzo friulano potrebbe essere considerato un vero e proprio eroe dell’informazione (la linea tra eroismo e imprudenza è come sempre molto sottile). Sono contrario all’abuso corrente di questo termine, così come di tutte le iperboli senza fondamento, ma se venissero confermati certi dettagli (Giulio avrebbe protetto le sue fonti a costo di indicibili torture), la qualifica gli spetterebbe. Ad ogni modo, non tocca a me celebrarlo. Lascio il compito alla stampa, o, meglio, a chi ha avuto la fortuna di conoscerlo.

Quel che mi preme è riflettere sulla portata del suo esempio. Che forse, al di là della retorica, può concretamente cambiare qualcosa.

In questi ultimi tempi, sembra che in Italia abbiamo dimenticato cosa significhi vivere sotto un autoritarismo. Forse è passato ormai troppo tempo dalla fine del nostro. Forse non crediamo più nella democrazia (sicuramente, non le diamo più lo stesso valore di una volta).

O forse, più banalmente, 340 sparizioni forzate negli ultimi due mesi in Egitto non ci impressionano, perché in fondo non ci toccano. Se non scuotono noi cittadini, figuriamoci i media o il governo. Nessuno ha battuto ciglio sui nostri accordi con l’Egitto, caposaldo per la nostra strategia mediorientale. Certo, c’è la realpolitik. Ma, almeno nell’Occidente “civile” (tra molte virgolette), non dovrebbe mai oscurare del tutto i diritti umani. Persino gli Stati Uniti, con le debite proporzioni di influenza, fanno qualche pressione su certi regimi amici. Pressioni chiaramente insufficienti, ma nel gioco delle parti valgono sempre qualcosa (e salvano la faccia). Noi non ci scomodiamo neppure (o almeno, non più: prima di guidare gli Esteri, il nostro Gentiloni sull’Egitto sembrava di altro avviso). Ci concentriamo sugli affari, cediamo il trono della nostra diplomazia all’ENI e liquidiamo il resto come retorica idealista, scollegata dalla realtà.

Oggi però, con la morte del “nostro” Giulio, quella stessa realtà è venuta a bussare alla nostra porta. Improvvisamente ci siamo accorti tutti che l’Egitto è in mano a un’autocrazia militare, e che questa si sporca le mani del sangue dei propri cittadini e non solo (chi l’avrebbe mai detto?!).

Al di là delle polemiche, e della resa dei conti con la nostra ipocrisia, l’occasione è propizia per un cambio di rotta. Forse adesso parleremo con meno leggerezza dei morti “altrui”. Forse orienteremo la nostra diplomazia anche su altri fronti. Forse, dico forse, capiremo che il cinismo della realpolitik ha dei limiti. Dettati dalla coscienza di chi governa e dai valori che riteniamo irrinunciabili (voglio sperare che ce ne siano, ancora).

L’Italia deve esigere risposte, senza avere paura di andare fino in fondo. Giulio non ha avuto paura, e aveva tutto da perdere. Noi dovremmo averne? Peraltro alcune circostanze ci aiutano. L’Egitto, per l’Italia, è meno importante di quanto lo sia l’Italia per l’Egitto. Non solo dal punto di vista economico (l’Italia è il terzo partner – e il primo europeo – del Cairo; non è lo stesso a parti invertite), ma anche e soprattutto da quello strategico: Al-Sisi è ancora a corto di alleati. Abbiamo, dunque, il coltello dalla parte del manico. Usiamolo per una giusta causa.

 

Per approfondire i dati sulla repressione politica in Egitto:

http://www.amnesty.it/dalle-piazze-al-carcere-una-generazione-di-giovani-attivisti-schiacciata-dalla-repressione-in-egitto

http://www.amnesty.it/Lettera-da-una-prigione-egiziana-nel-quinto-anniversario-della-rivoluzione-del-25-gennaio

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/02/04/giulio-regeni-ong-in-egitto-340-casi-di-sparizione-forzata-negli-ultimi-due-mesi/2433766/

http://www.huffingtonpost.it/2015/02/05/egitto-al-sisi-repressione-e-arresti_n_6622352.html

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