Il disegno: l’avventura del crescere

Mi trovo a Roma, e oggi ho chiesto ad un’artista romana (che prossimamente pubblicherà un libro di soli disegni) di raccontarsi e di raccontarci cosa vuol dire, oggi, creare una storia e dei personaggi e comunicare con adulti e bambini riuscendo a stabilire sia con gli uni che con gli altri, canali di comunicazioni diretti e fortemente suggestivi, usando lo stesso linguaggio. Due mondi apparentemente separati da una forte cesura ma in realtà collegati da una continuità emozionale.

Illustrazioni. Elda, possiamo darci del tu? Quando hai scoperto di avere una particolare dote nel comunicare attraverso il disegno?

Ho iniziato a disegnare quando ero piccola, avrò avuto sette anni quando ho iniziato con mia madre in Lussemburgo. Preciso però: a dipingere. Ho dipinto da quando ricordo. A fare illustrazioni ho iniziato proprio da piccola e ne ho un bel ricordo.

Cosa ti ricordi della prima volta che hai preso in mano una matita e hai visto il mondo con colori tuoi?

Ricordo che disegnavo molto a scuola, perché frequentavo una scuola che ci dava la possibilità di coltivare molti interessi nel tempo libero e, conseguentemente, avevo tanto tempo per dedicarmi al disegno, considera poi che avevamo molte ore di arte. E da lì ho visto che mi veniva facile reinterpretare quel che vedevo.

12309933_10208109456996690_8793820543668625019_oI tuoi disegni sono molto particolari. Descrivono il mondo degli adulti, con gli occhi di una bambina. Le linee sono dolci e i disegni sembrano tante piccole fiabe, anzi, disegno è proprio una fiaba. Eppure tu non sei una bambina. Come sei riuscita a conservare quel filo diretto con la bambina che è in te?

Ah questo è facilissimo. Io sono adulta ma sono diventata bambina dopo. E questo mi è stato possibile anche grazie all’ambiente in cui ho vissuto e che mi ha dato la possibilità di trovarmi in un contesto in cui dovevo difendere l’innocenza e la genuinità della mia fanciullezza. Perchè essenzialmente era un mondo senza stimoli. Grigio. Privo di colori. Quindi mi è venuto abbastanza semplice aggiungere quei colori che volevo e mescolarli tra loro per dar vita a quel che sentivo.

Il tuo libro è fatto solo di immagini. Come mai questa scelta?

Ho pensato che un eventuale testo fosse limitante sia perchè i bambini non sanno leggere generalmente, almeno quando sono piccoli, quindi sarebbero subordinati ad un adulto che legga per loro ma anche perché avrei ristretto troppo il mio campo d’azione dando delle “istruzioni per leggere” codificate. Quel che mi stava a cuore, creando la mia storia, era la possibilità di dare a ognuno la possibilità di vedere e leggere quello che vuole: una chiave di lettura di occhi adulti potrebbe distorcere un mondo fatto di immagini e che riesca ad essere facilmente e direttamente fruibile da tutti.

Questo è molto bello e parimenti difficile da raggiungere. Viviamo da sempre epoche in cui quel che di peggio è accaduto, è dipeso dall’errata percezione delle cose e dall’interpretazione di fatti che ci circondano. Da dove hai attinto per creare la tua storia e i tuoi personaggi? Ad esempio, sono curiosissimo di sapere del serpente con le lucette e di quella giocosissima giraffa.

Oddio. Il serpente è il primo personaggio che mi è venuto in mente. Proprio perché come ti dicevo prima è una figura che viene sempre fraintesa e vista in chiave simbolica con accezioni morali fortemente negative e poi perché potrebbe spaventare. Di solito cioè non viene scelto come personaggio perché siamo abituati a pensare al serpente come ad una figura che incute timore perché il serpente deve essere viscido e spaventoso.

Però un altro famoso scritto, Il piccolo principe, mi pare abbia nell’incipit un serpente. Un serpente che tutti scambiavano per un cappello. Come la mettiamo?

Guarda non c’avevo proprio pensato sai.  Il mio serpente è diverso, (lo dice con l’orgoglio di una bambina che ha appena capito come si allacciano le scarpe…ndr) perché è circondata da lucette natalizie. E il suo ruolo è quello di portare luce nel mondo incolore della bambina.

Ho letto il tuo libro. Ho dovuto rileggerlo. E l’ho riletto ancora una volta. Mi è piaciuto moltissimo e ogni volta coglievo dettagli che nella precedente “lettura” mi erano sfuggiti. Come succede con quei piccoli tesori di carta e immaginazione che coi colori rivelano quelle sensazioni che molto spesso nascondiamo senza rendercene conto nel nostro vivere frenetico, quotidiano. In “Se in una notte d’inverno un viaggiatore”, Calvino stimola il ricordo di storie che non abbiamo ancora vissuto ma che sono velate tra i disegni. Tu non veli, lasci l’ingresso aperto senza indicazioni dove ognuno può entrare da dove vuole, per andare dove vuole. Cosa ne pensi?

12244569_10208109458316723_3524938090680655213_oSono d’accordo con quanto hai detto. Ecco vedi ho scelto di comunicare con le immagini piuttosto che con le parole perché secondo me sai…quella cosa dell’usare un sistema codificato di associazione simbolica con una parola, per me non vale. Vuoi mettere, come riesci a descrivere a un bambino com’è crescere e impartirgli un modo di essere adulto piuttosto che mettergli davanti una serie di immagini con cui avventurarsi nel mistero del crescere, divenendo soggetto attivo e costruendo da sè la propria persona. (Sì porta una mano sul viso con discrezione e serbato entusiasmo, rendendosi conto di aver detto una cosa molto bella…ndr)

Grazie. Prima di salutare I nostri lettori mi permetti di chiederti di ricordare loro dove possono seguirti e vedere i tuoi splendidi disegni?

Certamente. Al momento sulla mia pagina facebook, DDsketches  e poi da lì provvederò a comunicare quando sarà pronto il libro. Grazie.

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