Io non ho tempo.

 

Io non ho formule, non ho nemmeno risposte ai problemi del mondo, che sono immensi, ho soltanto delle domande, non ho nemmeno certezze, ho dei dubbi da porre a chi crede di avere certezze e poi non le ha. La formula del mio matrimonio è questa: grandi presenze e grandi assenze. […]

Stavo via due o tre settimane e poi tornavo a casa. Ed era bellissimo tornare, perché ero pieno di piccoli regali per i bambini, e tante esperienze da raccontare a mia moglie, che a sua volta mi raccontava le sue. E questo era bello perché tutt’e due avevamo qualcosa da scambiarci. Tant’è vero che dopo un po’ di giorni mia moglie mi diceva: «Ma non hai qualche altra guerra da andare a raccontare?».

Per cui la mia formula era questa: grandi presenze e grandi distacchi. […]

Molti giovani oggi hanno paura a dire: «Sono innamorato, ti amo!»

Perchè pensano che sia una debolezza, una vulnerabilità, uno sdilinquimento che non è una forza. Io trovo che se riparliamo d’amore è bellissimo, e il mio messaggio ai giovani è: vi prego, riscoprite la voce del cuore, la testa è bella, la testa è importante, ma la ragione non è tutto! Dobbiamo ascoltare il cuore e il cuore parla con la voce uguale. Mussulmani, cristiani, ottentotti, il cuore è uguale dappertutto. Non c’è un cuore orientale e un cuore occidentale, non c’è una psiche orientale e una psiche occidentale: noi siamo dentro la psiche che è uguale dappertutto. La vita è una, una! Questa piccola straordinaria vita è parte di una cosa meravigliosa, dell’universo…

Certi grandi dicono che la miglior forma di comunicazione è il silenzio. E le parole spesso sono trappole. Vi faccio un esempio con una parola che tutti, tutti, tutti conosciamo. La parola “amore”. A volte è una cosa meravigliosa, a volte una grande sofferenza, a volte una grande gioia, a volte una grande forza, a volte un fuoco, a volte un senso di insufficienza… amore. Amore: tutto lì? Tutte queste cose? Tutte lì? In questa scatolina della parola? L’amore è molto di più di quella parola, eppure non troviamo altro modo di esprimerlo che con quella parola.

Le parole ritrovate, Tiziano Terzani.

Il tempo corre. Il tempo sfugge. Forse a sfuggire è l’idea del tempo che abbiamo. Quello che vorremmo fare con quel poco tempo che abbiamo a disposizione. Molti di noi corrono freneticamente. Lavoro. Studio. Esami. Lezioni. Correre non è un malvagio termine. È la condizione in cui veniamo gettati sin da quando veniamo al mondo.

Siamo nati, senza alcun merito, in quella parte del mondo in cui riesci a superare agevolmente e con quasi ogni cura possibile i 5 anni di vita. A dire il vero, stiamo bene. Sarebbe incoerente non ammetterlo. Noi, non rischiamo di terminare la nostra vita in condizioni di povertà assoluta prima di prenderne coscienza. Noi, non moriamo in un pianto provocato dalla fame che divora ci divora dall’interno. No.

Corriamo. Corriamo ossessivamente, dove? Verso dove? Nella società. Prima la famiglia. Poi gli amici. Poi una compagnia. Poi lo studio. Poi il lavoro. Poi chissà cosa. Tutto quello che facciamo è correre. Non sappiamo dove. Non sappiamo come. Ancor più grave, non sappiamo perché. E se lo sappiamo, fingiamo di esserlo. Quante volte ci siamo risposti “faccio questa cosa perché mi piace…” ma ti piace, perché? Cosa c’è dietro il piacere? Il piacere di fare quella particolare cosa.

Come sempre, genero molta confusione. Riprendo dal principio, da un concetto molto semplice. Tutta la nostra vita, si basa sulla fretta. Inseguire qualcosa. Fare qualcos’altro. Impegnarsi forsennatamente in qualcosa. Ottimizzare. Il che non è necessariamente da intendere come un male. Anzi. Quando è l’ardore della passione a smuovere i corpi. Quando è la vita incarnata e pulsante a spingere verso quella strada. Eppure corriamo. E questo rovina molto di quel che siamo. Si sa, vi sono essenze nella nostra vita che richiedono tempo.

Il tempo di una lettera. L’avevo già scritto. Il tempo di scoprirsi. Il tempo di amarsi. Il tempo di amare. Il tempo di conoscersi. Il tempo di salvarsi. Il tempo di salvare un amico. Il tempo di affrontare il silenzio che dimora dentro ognuno di noi. Quel buio che ti costringe a cercare riparo. Non importa dove. In un abbraccio. Raccolto, con i tuoi pensieri, contro il muro di una stanza. Rannicchiato. C’è un tempo per tutto. Non si è sempre coraggiosi. Non si è sempre forti. Non si vince sempre. E chi dice di vincere sempre e correre, dove corre? Cosa vince? Su chi vince? Quanto importa vincere? Cosa vuol dire vincere?

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