Je suis cretin

Il Front National ha perso. Je suis la gauche.

Un plauso alla sinistra: “francese” è solo un termine che la localizza, ma la sua azione mi pare molto simile a quella italiana.

E’ come quando aggiustano le strade nel Meridione. Invece di fare una strada che possa durare anni, la fanno male. Cominciano a formarsi voragini, ma voragini vere eh, di quelle che ci lasci la ruota, il cerchione, l’ammortizzatore e tutte quelle cose che ci sono lì vicino. Poi arriva l’eroe che aizza tutti dicendo “guardate! L’Amministrazione permette che le nostre strade del nostro civilissimo paese occidentale e cattolico, diventino come quelle bombardate di Gaza”… e allora gli scenari sono due: se siamo sotto elezioni, ti rifanno tutta la strada, catrame bello nero buttato alle 13, così c’è poca gente tra i ragazzi che escono da scuola e chi invece torna a pranzo; ti rifanno tutte le strisce, soprattutto quelle blu, ma qui si ritorna al punto di partenza, rimarrà integra da Natale a Santo Stefano. Oppure, se siamo ancora lontanini dalle elezioni, rattoppano le buche e ci troveremo in un batter d’occhio su una montagna russa di tutto rispetto che manco Gardaland, in un loop che continuerà fino alle prossime elezioni.

Ecco, il modo in cui agisce la politica a me pare uguale alla riparazione della strada del mio povero paese.

Invece di programmare, di organizzare, di attivarsi, di migliorarsi, ci si adagia sui selfie che si mettono su instagram, sui tweet istituzionali, come se la comunicazione possa brillare di luce propria, invece che riverberare di luce programmatica.

La “sinistra” festeggia. Come quando si vince a Risiko, non perché si è bravi a metter su una strategia ma perché gli altri perdono a dadi.

Il sistema elettorale francese funziona, più o meno, come il nostro quando dobbiamo eleggere il sindaco. Fai il primo turno, se non c’è nessuno che arriva alla maggioranza stabilita fai il ballottaggio fra le due forze maggiori, chi ha più voti, vince.

La Le Pen perde al secondo turno perché la gente che non la vuole è andata a votare, non perché la sinistra ha fornito un programma politico alternativo.

E’ semplice matematica. Se al primo turno vanno a votare 10 persone e 9 votano la Le Pen, mentre al secondo vanno a votare 30 persone e 21 votano gli oppositori, i quali non sono andati a votare al primo turno (le motivazioni dell’astensionismo potrebbero essere molte, magari a Paul è morto il gatto, oppure Marie aveva la vaginite, Emiliè invece non sapeva da che parte mettere la crocetta mentre Cristina ha letto il programma della sinistra e ha preferito vedere la puntata francese di “il Segreto”). Beh, è matematica. Non è strategia.

La strategia sarebbe quella di analizzare i numeri, che di per sé, se non studi fisica, matematica o ingegneria o tutte quelle strane cose lì coi numeri, non vogliono dire più di ciò che c’è scritto. La strategia sarebbe quella di prendere l’analisi di questi numeri e ragionarci, capire perché i tuoi elettori alzano il culo dalla poltrona solo quando sono costretti dalla paura di una svolta a destra, e non perché gli piace ciò che votano. La strategia sarebbe quella di lavorare con gli strumenti che abbiamo oggi, combinandoli con quelli di ieri, programmando risultati e comunicandoli, ora sì su Twitter, FB, Instagram e tutto quello che vuoi.

La strategia sarebbe quella di lavorare, perché la politica è un lavoro, non un gioco a dadi.

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