Maternità surrogata: trionfo dei diritti o dell’individualismo?

Nel rincorrere la retorica dei “diritti” (sì, pure su di essi si è creata una retorica) si crede che qualsiasi limite alla “libertà” sia un male, un retaggio di concezioni sociali “antiche” o “bigotte”. Un’affermazione implicita che, seppur animata da buone intenzioni, si presta in realtà facilmente a pericolose distorsioni.

Le argomentazioni a favore della maternità surrogata (o utero in affitto, non cambia la sostanza) non convincono perché spesso e volentieri sono povere, basate quasi soltanto sull’ineluttabilità dei “diritti” e della “modernità”. Insistere sulla parola “diritti”, senza definirne il significato (e quindi i limiti, come per qualsiasi altro concetto), è un’operazione retoricamente facile, ma culturalmente monca. Tra l’altro, alla lunga potrebbe danneggiare i diritti stessi, quelli veri, già acquisiti e, ci illudiamo, già universalmente accettati. Allo stesso modo in cui le femen hanno svilito il femminismo, per intenderci. La domanda che manca è: “diritti di chi?” Credo sia ancora lecito chiederselo.

Insistere sulla parola “modernità”, se possibile, è ancora peggio. Pone l’uomo in posizione passiva di fronte al corso degli eventi, in un determinismo storico che nemmeno Marx o i positivisti avevano azzardato ad auspicare. Forse l’equivoco nasce dall’errata assunzione che modernità e progresso coincidano sempre. Ciò presuppone che la storia abbia avuto un percorso lineare, coerente, senza arretramenti di civiltà. Che, ad esempio, il colonialismo sia stato il coronamento dell’umanesimo. O che i totalitarismi siano stati un passo avanti rispetto all’Illuminismo. Inoltre, non sta scritto da nessuna parte che l’evoluzione sociale abbia una direzione obbligata da seguire, né che la società debba necessariamente applicare su se stessa ogni progresso scientifico. Questo non vuol dire ridursi al luddismo, o vedere del male in tutto ciò che è “nuovo”. Vuol dire ragionare caso per caso, usando con intelligenza quella cosa chiamata etica. Sembrerà strano, ma l’uomo mantiene ancora oggi la sua facoltà di scegliere. Anche il proprio futuro.

Altre argomentazioni, in quanto secondarie e basate su evidenti fallacie logiche, non si dovrebbero nemmeno considerare.

La redutio ad hitlerum delle accuse di “omofobia”, “clericalismo”, “bigottismo”, etc. fa leva su un presunto accanimento contro le coppie gay. In qualche caso è certamente vero, ma le perplessità sulla pratica dell’utero in affitto restano anche di fronte alle coppie etero sterili. Un altro “sottile” ragionamento, molto diffuso, la pone così: “Ognuno può fare della propria vita ciò che vuole”. Non è vero, altrimenti non esisterebbero le leggi. Che, nello specifico, in Italia proibiscono la pratica della maternità surrogata. Quanto poi queste leggi siano giuste, è un discorso che dovrebbe essere affrontato con meno superficialità di quella mostrata fino ad oggi.

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La verità, comunque, è che su questi temi ci si è appiattiti. Su posizioni ideologiche, o ancora peggio su slogan ripetuti senza nemmeno più riflettere. È facile prendere posizione contro chi, della propria arrogante ignoranza, ne ha fatto quasi un’arte. Mi riferisco ai Gasparri e Salvini vari, che sporcano quotidianamente il dibattito pubblico italiano con uscite di dubbia decenza. Molto meno facile, invece, riconoscere che non esistono granitiche certezze in determinati campi. Specie in quelli influenzati dalla nostra morale.

L’impressione è che i “diritti” e la “modernità”, nell’accezione in cui vengono acclamati (sia chiaro), finiscano con l’essere una comoda e forse inconsapevole maschera per l’individualismo – e, in ultima analisi, l’egoismo. Inconsapevole, perché quella individualista è un’ideologia economicamente e culturalmente dominante, i cui fondamenti sociali sono ormai dati per scontati (almeno in Occidente).

In questo senso, a mio modesto avviso la sinistra sta commettendo uno sbaglio interpretativo epocale (posto che vi sia ancora spazio per analisi e interpretazioni ragionate). L’attenzione sui diritti del singolo individuo, se spostata su logiche quasi consumistiche (il diritto a possedere “qualcosa” o “qualcuno”), perde il suo senso originario di tutela della dignità e della libertà degli esseri umani. Una volta smarrita l’etica dei doveri e delle responsabilità sociali, persino nelle sue forme più elementari (ovvero quelle familiari), si apre la strada all’egoismo in senso letterale (adorazione narcisistica del proprio ego). E l’umanità?

La sinistra, in pratica, rischia di essere facile preda di una deriva nichilista. L’aveva notato, circa un mese fa, il Presidente dell’Istituto Gramsci, Giuseppe Vacca. Non certo un “cattofascista”, insomma. Naturalmente è stato linciato.

La mercificazione dei presunti diritti, infine, completa l’opera. La pratica della maternità surrogata sarebbe già avvilente senza transazioni economiche ad essa collegate, figuriamoci se ad essa dovesse accompagnarsi la nascita di vere e proprie dinamiche di “mercato”. C’è di più: gli altissimi costi di queste iniziative le riducono di fatto a un lusso per pochi. Alla faccia delle polemiche sulle coppie di serie A e di serie B, instauratesi recentemente con l’approvazione della legge sulle unioni civili senza stepchild adoption.

Insomma, ci sarebbe tantissimo materiale su cui riflettere. Manca solo la volontà di farlo.

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