Natura, “contronatura” e devianze.

Le adozioni per le coppie omosessuali vengono spesso definite “contro natura” ed io onestamente concordo, anzi sono convinto di poter asserire che tutte le adozioni (anche quelle etero)  lo sono.

Aspettate però a propormi come uomo copertina per la rivista “Famiglia Cristiana”, non sono mai stato ubriaco abbastanza per una candidatura del genere, prima quantomeno vorrei ripetere gli anni di catechismo. Lo so che tesi del genere vengono spesso sostenute da individui idioti o tendenti allo stato primitivo, ma vi assicuro che in campo etimologico hanno perfettamente ragione.

Se vogliamo parlare di “contronatura” dobbiamo come minimo avere chiaro cosa invece è “naturale”. Farò il buono e non tirerò in ballo niente che abbia a che vedere con Locke e Hobbes, non c’è certamente bisogno di andare a scomodare il giusnaturalismo o la nascita dei contratti sociali che sovvertono la natura in sé. Il problema è l’accezione negativa che il termine “contro natura” ha ormai assunto, accezione a mio avviso errata. Mi pare ovvio che naturale sia tutto ciò che deriva dall’istinto umano (semplificazione sgradevole ma essenziale se vogliamo completare questo articolo in meno di 80 pagine), quindi tutto ciò di cui disponeva l’uomo durante la sua comparsa (o creazione che sia, per carità ognuno creda a quello che lo fa stare meno peggio) su questo simpatico ed ospitale pianeta. Da questo deriva la mia iniziale affermazione, l’adozione di ogni tipo è decisamente contro natura, ma non per questo sbagliata. Rappresenta anzi uno dei modi primari con cui perseguire un desiderio e, al fine di poterci riuscire, diventa la rappresentazione stessa del passaggio dal diritto naturale a quello civile.

Per intenderci esistono una miriade di cose, per noi considerate naturali, che derivano invece da elaborazioni sociali che poco hanno a che vedere con il diritto naturale: il paracetamolo, il concetto di proprietà privata, la musica, la sciacquone del vostro cesso, il porno e pure la birra. Giusto per elencare alcune priorità essenziali nella vita di tutti i giorni. Niente di ciò sarebbe possibile senza una conquista da parte dell’uomo ed una sovversione di quello che prima era lo stato di natura (non è un riferimento volgare a Rousseau, solo un caso).

Quando volete quindi parlare di qualcosa di “socialmente sbagliato” non tirate in ballo la natura ma le “devianze”, però attenzione perché qui il campo è scivoloso e ci si può far male molto facilmente. Per decenni ad esempio si è parlato dell’omosessualità come di una devianza, anche qui sbagliando. Il mondo non è nato nel dopoguerra, non è nato nell’entroterra siciliano, non lo abbiamo fatto nascere noi. Basterebbe leggere Platone che racconta di Socrate ed Alcibiade per capire quanto antiche possano essere le pulsioni sessuali di ogni tipo. Parliamo di Socrate, il “padre della Filosofia” uno che ha lasciato un segno sull’umanità occidentale molto più di quanto potranno mai fare quattro imbecilli con le teste rasate e le croci celtiche tatuate, molto più del “popolo della famiglia” con la donna ridotta in schiavitù, molto più di chi è solo un benpensante.

Dovremmo parlare di diritti, e lì ci sarebbe davvero da dibattere in modo sensato, di confrontare i punti di vista. Niente è più natura, nemmeno i finti hippies lo sono o lo sono mai stati. Viviamo in una società di diritto, parliamo di questo se ne siamo capaci.

 

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