Sillabario dell’ovvietà

Ecco che arriviamo alle considerazioni post elettorali. Ai mea culpa schiaffati su Facebook, in cui tutti siamo un giorno costituzionalisti, un altro giudici, un giorno amiamo le olimpiadi di nuoto un altro ancora facciamo i politologi.

Perché allora esimermi dal commentare questa inconsistente tornata elettorale, in cui il voto locale è stato letto come un voto pro/contro Renzi (se continua così tra qualche anno ci ritroveremo a studiare l’”era Renzi” oltre a quella di Berlusconi, poveri studenti!). E allora ecco qui l’ennesimo post inutile.

Da seguace della sintesi in mancanza di argomentazioni strutturate, adoro gli elenchi. Scopriremo quindi gli elenchi da “citazioni per la scoperta che l’acqua è bagnata”, il populismo più becero, l’ovvietà più cruda.

1. “La sinistra in Italia non esiste più”. L’abisso creatosi tra società civile e politica, tanto nelle sedi istituzionali quanto nelle organizzazioni più strettamente politiche, ha fatto diventare tale citazione un mantra che non svolge neanche più l’endemico compito di quietare gli animi dei nostalgici. Si continua a parlare di destra e sinistra in maniera del tutto inopportuna, come dire che la destra storica sia il preludio della destra missina.

Non esiste più una sinistra non tanto, o meglio non solo, perché è crollato il muro, perché viviamo nell’epoca del tramonto delle ideologie, non esiste più sinistra perché ha dimenticato la propria base, si è chiusa nelle stanze dei bottoni, ripiegandosi al massimo sui quadri, fottendosene del motivo per cui esistono poi i partiti quali intermediari tra società e istituzioni. “Non ti chiudere nelle tue stanze partito, rimani amico dei ragazzi di strada” recitava un lungimirante Peppino Impastato nelle stanze di un PCI di provincia allo sbando. Sono giorni che, presa dall’inattività forzata della disoccupazione, è rinato in me l’amore per la storia politica del secolo scorso. Libri su libri, documentari e film. Ieri sera è toccato allo speciale di Minoli su Almirante. Non sto qui a entrar nel merito della questione del MSI e della figura di Almirante perché comincerei un monologo fuori tema e per nulla politically correct, ma tra tutte le parole che ho sentito ieri, su e da questo personaggio, una sola cosa ho apprezzato e mi è rimasta impressa. Nella più totale bufera degli anni ’70, Almirante decide di candidare il Generale Miceli. Il peggior risultato elettorale della storia del MSI fino a quel momento, ne segue una scissione, l’implosione del progetto della Destra Nazionale, molti fedelissimi abbandonano il movimento e Almirante lascia fare, perde i colonnelli e generali ma non un iscritto. “Prima della scissione il nostro partito aveva 4500, oggi ne continua ad avere 4500, non 4499. Questo mi basta”. http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntate/sulla-fronte/1405/default.aspx

Forse vivo nel passato, forse la politica non si fa più per strada come facevano i comunisti e i fascisti, forse i partiti non hanno più l’obbligo di formare politicamente la società, però, dall’alto della mia ignoranza, io imputo a tutto questo la vittoria del partito degli astensionisti.

2. “Ha vinto il partito di chi non va a votare”. Percentuali di affluenza basse, soprattutto se si guarda al tipo di elezioni, elezioni locali, e si sa che più una cosa è direttamente vicina ai nostri interessi, più stimolo si ha ad alzare il culo dalla sedia. Quindi come spiegare l’astensionismo? Non credo più sia una questione meramente politica, la politica è figlia della madre Cultura. E allora chi deve distribuire il sapere? A chi è imputabile il fallimento dell’educazione, delle affermazioni come “devono andare tutti a casa” o “no guardi, a me la politica non interessa”?

3. “Togliete il voto agli ignoranti”. (Se lo facciamo rimarranno a votare solo i candidati, anzi no, mi sa di no). Ho letto un bell’articolo provocatorio (ma di quello vero) di David Harsanyi http://www.ilpost.it/2016/05/25/democrazia-voto-ignoranti/ . Essenzialmente dice che ci vorrebbe una sorta di test per riuscire a valutare il grado di sapere civico dei cittadini, superato il quale si è legittimati a far parte dell’elettorato, sia passivo che attivo. E ritorniamo al discorso precedente, chi deve formare l’elettorato? Dov’è finita l’educazione civica? E’ colpa di uno stato incompetente? Dei singoli che non si informano o si informano male?

Siamo sicuri che la moltiplicazione dei canali su cui informarsi sia indice di un miglioramento della qualità dell’informazione stessa? Siamo sicuri che l’ampliamento insostenibile dell’informazione formi lo spirito critico di chi la fruisce?

Sono solo domande, me ne rendo conto, ma non riesco a suggerire risposte adeguate. La provocazione dell’articolo di cui sopra fa riflettere, ma fortunatamente non è applicabile in uno stato democratico, non nelle attuali condizioni.

4. “Perché venite a chiederci aiuto solo al momento del voto?” Si riprende in loop il discorso dei punti precedenti. Una politica che non solo si chiude nelle proprie stanze ma che fa solo politica comunicativa, che non riesce più a comprendere la fondamentale differenza tra organismo politico e organismo istituzionale, una politica a singhiozzi. Mi fa quasi rimpiangere i gaudenti socialisti della Prima Repubblica.

5. “I politici fanno schifo, ma noi siamo gente onesta”. In culo pure a quei politici che continuano a dire che non lo sono, alimentando la disaffezione, che poi non si comprende bene neanche il motivo dello stappare bottiglie a Roma e a Torino per un ballottaggio contato su percentuali ferite da un astensionismo dilagante. Non avete vinto, avete perso più degli altri, perché avete promesso il paradiso dimenticandovi di essere mortali. Perché la politica è una scienza, è una professione e continuare a gridare slogan che puntano il dito più che pianificare programmi vi avvicina a quella sinistra e quella destra che ci ritroviamo oggi.

32 anni fa moriva Berlinguer, anche qui non entrerò nel merito del personaggio e di ciò che ha rappresentato per la storia. Ma prima del malore che gli causò la morte disse queste parole che oggi diventano profetiche e fanno “arrizzare le carni”: “Lavorate tutti casa per casa, azienda per azienda, strada per strada, dialogando con i cittadini con la fiducia”. Ricordatelo quando farete politica, quella vera.

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