Trivelle si, Trivelle no? Il Paese dei buchi

Che gran bella cosa i referendum!

Democrazia partecipata a volontà, ma di preciso cosa stiamo andando a votare? Non è un caso se pongo questa domanda perché giuro che al prossimo che mi dice “non voglio che fanno i buchi nel nostro mare” gli mordo un orecchio. Dopo il referendum abrogativo del prossimo 17 aprile, comunque vada, non nasceranno nuove trivelle nei nostri mari, così come già previsto dalla legge.
Premesso che stiamo parlando delle trivelle posizionate a meno di 12 miglia marine dal nostro bel Paese, tutte le altre non verranno coinvolte dal voto (per essere chiari il referendum coinvolge 21 postazioni su un totale di 66 già presenti), e si sta dibattendo sulla possibilità di rinnovare la concessione fino ad esaurimento dei giacimenti (VOTO NO) oppure interrompere i contratti alla scadenza dell’ultima proroga e quindi la chiusura totale di queste 21 trivelle tra cinque o dieci anni (VOTO SI).

Io credo che, a prescindere dal voto, abbiamo già perso. Semplicemente non siamo pronti al futuro, in nessuno dei due casi, viviamo in un Paese che disconosce la parola “programmazione” e che vive a sensazione usando lo stomaco su ogni questione.

Vi propongo i due scenari, così come appaiono in questo momento nella mia testa:

VINCE IL SI – Tripudio festante di ogni forma di organizzazione figa e attenta al sociale, usciranno fuori strani vessilli (il mio sogno è vedere “rifondazione animalista”) ed i buoni in sostanza avranno vinto. Dal giorno dopo ci accorgeremo di come inizieremo a perdere migliaia di posti di lavoro, inizieremo a chiederci come sostituire  quello che al momento è l’80% del gas prodotto in Italia (ebbene solo il 20% è prodotto sulla terraferma), ci renderemo conto che non abbiamo un programma serio di produzione energetica basato su energie rinnovabili ed allora aumenteremo l’importazione di “energia da fonte fossile” (si, la stessa che avremo smesso di estrarre noi) con conseguente approdo di petroliere nei nostri porti che di certo renderanno “gioiosi” tutti gli ecologisti che avranno votato “si” il 17 Aprile di quest’anno. Come se non bastasse, una volta superate le 12 miglia marine resteremo comunque circondati da piattaforme presenti negli altri stati bagnati dal Mediterraneo. GAME OVER!

VINCE IL NO – Tutti a stringersi le mani in modo compiaciuto ma contenuto, intellettualmente appagati dalla scelta più saggia e pragmatica, potremo tranquillamente urinare a mare con aria indifferente tanto non saremo mai la causa di disagio maggiore. Quando i giacimenti saranno esauriti sono sicuro che non avremo ancora un serio programma energetico quindi sarà il panico, dovremmo però avere il buon gusto di dire chiaramente che la “Conferenza sul clima” di Parigi è stata l’ennesima presa per culo, stiamo bene adesso e possiamo quindi fregarcene del futuro (qualcuno si ricorda del protocollo di Kyoto? No, non quel film Giapponese con Jackie Chan, l’altra cosa, forse meglio lasciar perdere) consegnando un mondo disinteressato alle nuove generazioni, disinteressato alle loro vite. Noi ce la siamo goduta alla grande e voi, se ci riuscite, provate a sopravvivere almeno fino ai cinquanta. GAME OVER!

Sia chiaro non vi sto dicendo di restare a casa, alzate il culo dalla sedia e prendetevi la vostra responsabilità, siate maturi, più maturi del vostro Paese, abbiate il coraggio di scegliere.

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