Lentamente vive chi…

 

C’è un legame stretto tra lentezza e memoria, tra velocità e oblio. […] Nella matematica esistenziale questa esperienza assume la forma di due equazioni elementari: il grado di lentezza è direttamente proporzionale all’intensità della memoria, il grado di velocità è direttamente proporzionale all’intensità dell’oblio.

La lentezza, Milan Kundera

Vi avevo lasciato l’altra volta con una precisa catena di riflessioni e varie domande. Le mie riflessioni partono sempre esperienze vissute. Talvolta sono entusiasmanti, talvolta racchiudono quei fantasmi che nessuno di voi vorrebbe incontrare ma, nonostante tutto, ci colgono impreparati tra le coperte di una notte insonne. Solitudine.

La solitudine è un tempo. Non un tempo che scorre e passa, come vorremmo, ma un tempo che non smette di ritornare su sé stesso. La solitudine non ha un peso, finché tu stesso non lo dai. La solitudine che si sceglie di avere, non è solitudine. È introspezione. È ascetismo. È necessità di fare. Quella non è un male. Per nulla, anzi. Quel tipo di solitudine, quella che ci si sceglie, è benevola. Tuttavia, la solitudine è anche una non-scelta. Ci si ritrova soli. Quella solitudine regalata da chi ci sta più accanto. Perché pur essendo vicino ad una persona, si può stare molto lontani. La solitudine è incapacità di comunicare vicendevolmente. Chi è solo, è altrove. Un altrove difficilmente arrivabile se non da chi decide di compiere un viaggio. Di certo, non è la battutina con gli amici al bar a curarti. Di certo, non è la seratina con la ragazza tipo a colmare quel qualcosa che avverti mancante. Ci saziamo già con un’idea, con un pensiero, anche la sola considerazione che qualcuno ci voglia bene ci cura dalla solitudine. Eppure non sempre è così.

Perché non è così? Per la stessa motivazione per cui accusiamo i nostri tempi di non essere romantici. Per cui, preferiamo ammettere di esser diventati cinici che delusi. Per la stessa motivazione per cui, con somma presunzione, affermiamo di non credere nell’amore. Perché l’amore è questo. Perché l’amore è quello. Mai nessuno che provi ad amare, tutti invece che si dilettano nel dire cosa questo non sia. Il problema è che nessuno scrive più lettere d’amore o che nessuno più le voglia leggere? Sembra una domanda stupida e banale ma oggigiorno, chi scrive più lettere d’amore e perché dovrebbe farlo? Le lettere d’amore vengono strappate. Sono vecchie. Non servono. Badiamo bene, non servono. Servire. La lettera, quel pezzo di carta scritto con un foglio del nostro quotidiano o con una carta ricercata che dice tanto della cura che abbiamo avuto per scegliere qualcosa in cui imprimere i nostri intimi pensieri, ha esaurito il suo tempo ancor prima d’esser stata scritta.

Probabilmente, riflettendoci, il problema potrebbe essere dovuto ai nostri tempi. Pensateci, dopo tutto. La comunicazione è “in tempo reale” ma le emozioni e i sentimenti? Probabilmente stiamo vivendo un mancato adattamento ai tempi della comunicazione veloce. Perché i sentimenti e le emozioni hanno bisogno di sedimentare. Così desiderare di ricevere notizie da un nostro caro, è qualcosa di scontato. Non c’è tensione. Non c’è ricerca. Perché basta usare qualsiasi dispositivo e posso fare quel che voglio. Giusto? Sbagliato. Tant’è vero che non ci parliamo più così spesso. E perché accade? Perché siamo diventati più freddi? Non credo proprio. Di recente ho letto qualcosa di sconvolgente. Le lettere che van Gogh scrisse a suo fratello Theo. 256 lettere. Lettere cariche di sentimento, vita, passione. Tormenti. Disgrazia. La sua vita è lì. Lui la racconta. Leggiamo le sue parole.

Credete che scambiarsi messaggi su whatsapp o tramite un messenger qualsiasi produca la stessa vibrazione?

Avere la possibilità di sentire subito chi vogliamo, sta lentamente erodendo la nostra capacità di preservarci dalla noia. Ma torniamo ancora al tempo di una lettera.

Se non abbiamo tempo per una lettera, avremo mai il tempo di meravigliarci della visione di una ragazza? Avremo mai il tempo? Lo concederemo a noi stessi? Lo ruberemo, quasi fossimo dei ladri nella notte, ad una vita frenetica che ci spinge, obbliga e insegna ad andare avanti comunque vada? Cosa ne sappiamo noi? E se non abbiamo tempo di una lettera, avremo mai il tempo di baciare? Il tempo di carezzarci? Il tempo di un abbraccio? Il tempo di fare l’amore davvero. Il tempo di scoprire l’intimità dell’altro o dell’altra nei nostri respiri. Di adagiare l’uno accanto all’altra stremati non per una notte di sesso ma per una notte di amore. E ancora il tempo di capirsi. Il tempo di percepire qualcosa che non va. Il tempo di leggere angosce, turbamenti, felicità e dolori negli occhi delle persone che ci vivono accanto?

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