Chi non ha mai sentito il Dibba nazionale riflettere la rabbia e la frustrazione di grosse fette di elettorato che stanco di vedere i soliti scaldini col sigaro in bocca, urla e condanna, si agita e bestemmia? Chi? Ecco, io per esempio.
Ma no, qui il fatto è un altro. Il Dibba. Già, proprio lui. L’uomo moderno. Quello ancora più moderno del moderno. Quello che non è di destra né di sinistra, né di centro, né di parte, né di arte. Ma di qualcosa certo sarà. Solo che non si sa cosa. E di certo, se qualcosa abbiamo appreso, è che proprio chi non cosa essere o chi, è quello più fornito di tutto no? Del resto Berlusconi non è un politico, Grillo non è un comico, Renzi non è un capo di governo. Eppure tutti e tre, come il Dibba nazionale, provano ad essere qualcosa che non sono, scambiandosi anche i ruoli. Così Berlusconi fa il comico, Grillo il politico e Renzi, beh…il capo di governo. Chissà che non ci sia un altro cambio di ruoli a breve.
E chissà che non sia proprio Dibba, a bordo del suo scooterone che, girando l’Italia con una maglietta con su scritto #NOqualcosa #chetanto #fafigo #diretutto #con #hashtah #perchésiamragassi #moderni #NOKASTA sia proprio quell’onda del cambiamento che tutti ci aspettiamo.
Certo è che la parlata da porcaro non l’ha mica persa (e ora la gente si chiederà quale sia la parlata da porcaro. E io che ne so? Andate da un porcaro e statelo ad ascoltare, no? Poi se non vi convince andate da un altro e ascoltatelo. Se alla fine non ci capite niente, pazienza. Avrò detto una porcata, ma che volete, di porci si parla, ubi maior minor cessat) e non che n
on l’abbia imparata dai migliori, anzi!
In un’intervista su Vanity fair (si, i politici si fanno intervistare anche da VanityFair, chissà poi perché, del resto non sono fair…però in quanto a vanity ci azzeccano tantissimo. Come la storia della rana e del bove di La Fontaine, ricordate?) il nostro Dibba, sorriso sempre in volto come una vecchia pubblicità stantia degli anni 50 per pubblicizzare il nuovo fornello per casalinghe frustrate, ricorda i bei tempi che furono. I tempi in cui non sapeva che fare, sempre per la storia che avrebbe potuto essere qualsiasi cosa, ricorda a noi tutti come visse una storia alla Cuore di Tenebra, “lavorando in cambio di 20 euro a settimana, alloggio e vitto gratis, e uno sconto ciurma allo spaccio della nave”, continua dicendo che, la povera anima pia misericordiosa candidata al Nobel per la pace che nemmeno Saddam, doveva caricare i maiali prendendoli per le orecchie “il primo giorno fu un disastro. Ero troppo gentile e loro continuavano a sgusciarmi. Col tempo però imparò a gestirli, a stringere la presa e trascinarli verso la morte senza farsi impietosire”.
Vi suona familiare?
Oggi che ha 38 anni, cos’è cambiato? I maiali ci sono. La pratica a tirarli per le orecchie c’è. Abbastanza insensibile da arretire le piazze, direi pure. Se la sta facendo ben bene. Il tempo? Ecco magari quello no. Cerchiamo di non dargli quello. Del resto, SE il Dibba nazionale è l’uomo da testa in su (lo trovate su amazon e devo divervelo: il sottotitolo è “investire in felicità per non essere sudditi”. Ok. Potete ridere. Non tutti assieme che sennò c’è il complotto, eh.), è anche l’uomo che ha firmato 5 (OH! Dico 5…cioè mica 1, mica 2, mica 3, mica 4…5 emendamenti!) e che dichiarando circa 100000 mila euro di patrimonio, sogna i campesinos.
Ma del resto non c’è da stupirsi. Il ragazzo è moderno. Il ragazzo a scuola era “un po’ caciarone ma ubbidiente. Al liceo studiavo il minimo indispensabile. Ero il classico ribelle.”
Ora, per favore, prendete un libro di Calvino, tirateglielo in testa e fate capire al tiratore di orecchie di porci che la ribellione non si fa non studiando, salendo sopra il banco e urlando MA prendendo in mano un libro, aprendolo, leggendolo e capendo che l’unico NO che andrebbe ripetuto all’infinito è il NO all’ignoranza.